Le  lenzuola; 2007.

 

 

       

 

 

                            

 

                     

 

                                  

                        

     

      

                                   

                                                                                                                                                                                                                         

                                                                                    

                 

                  

L’intuizione concettuale nelle lenzuola di Carlo Improta

 Le lenzuola evocano momenti topici di un’umana esistenza: dal concepimento alla morte, il percorso di un uomo s’intreccia quotidianamente con questi teli che ne avvolgono il corpo e ad esso si foggiano assorbendone cellule ed effluvi. Se in un lenzuolo s’imprime la vicenda quotidiana di un individuo, quello che s’instaura tra l’uomo e questo particolare oggetto è un rapporto privilegiato. È questa l’intuizione concettuale dell’artista Carlo Improta per mezzo del quale l’oggetto lenzuolo assurge a dignità artistica, anche perché il telo nella cultura mediterranea e italiana meridionale in particolare ha sempre ricoperto un ruolo significativo. L’artista Carlo Improta compie innanzi tutto un viaggio a ritroso nella storia del costume delle popolazioni del mezzogiorno presso le quali i grandi bucati in tini di legno possono essere assimilati a veri e propri riti collettivi per una funzione che va ben oltre il semplice candeggio affermandosi quale motivo di socializzazione che fortifica i legami tra i gruppi parentali. La toponomastica partenopea ancora ci ricorda di un luogo, il Lavinaio, descritto anche nell’opera “Il ventre di Napoli” di Matilde Serao, dove la presenza di un ruscello rappresentava un’occasione d’incontro tra le popolane vi si recavano per lavare la biancheria. Il lenzuolo nelle civiltà rurali dell’Italia del Sud sino a non molti decenni or sono, all’indomani della celebrazione di un matrimonio era esibito come prova testimoniale della verginità della donna e della virilità dell’uomo a conferma del valore anche simbolico che il telo ha assunto tra i popoli mediterranei. 

Nell’originalissima opera di Carlo Improta, la cultura mediterranea e le reminiscenze personali si fondono per elevare il lenzuolo a materia di raffigurazione di più profondi concetti esistenzialistici, nei quali il tempo e l’esperienza si rivelano fattori fondamentali nella costruzione delle nostre verità. Come un telo assume la forma del corpo che avvolge o dell’oggetto che ricopre, così la verità si plasma sulle nostre conoscenze e sugli episodi che hanno segnato la nostra vita. Le esperienze s’imprimono in maniera indelebile in quella sfera dell’inconscio che conserva le verità universali, esperite attraverso i fenomeni minimali, e che si manifestano nell’atto creativo di un artista.     

Sulle lenzuola sono sedimentati gli affanni e le sofferenze che il tempo infligge al genere umano, raffigurate attraverso drappeggi ora appena accennati, ora tortuosi, quasi a rappresentare le fasi della vita e l’esistenza stessa che trasforma un telo, candido e piano, in un brandello lercio e consunto la cui funzione non potrà più essere quella originaria. Il tempo è un concetto astratto, e non sarebbe altrimenti rappresentabile se non nella trasformazione del corpo e dello spirito. È proprio negli esiti estrinseci che l’oggetto si carica tuttavia di un ulteriore valore simbolico per riprodurre un’immagine speculare rispetto all’artista stesso del quale ci restituisce i sentimenti e le passioni che generano un’opera d’arte. Per un artista l’opera d’arte è, infatti, assimilabile ad un atto di filiazione, perché ha origine da un travaglio interiore, da una ricerca approfondita di se stessi e della natura umana, e dell’artista rispecchia l’identità e la personalità che le esperienze individuali, nel più ampio contesto delle esperienze del genere umano, hanno contribuito a formare. Il fine ultimo di un’opera sarà dunque di dare forma ai concetti e alle emozioni che l’autore intende esprimere senza rispondere a quelle schematizzazioni che rischierebbero di ridurre l’arte stessa ad un azione meccanica ed iterativa. In quest’ottica va intesa senz’altro la scelta di un oggetto tanto inconsueto quale il lenzuolo che l’artista carica d’inedite significazioni ideali e ad esso affida il compito di comunicare tutto quanto concerne la vita interiore di un uomo grazie alla duttilità di un materiale che, alla stregua dell’animo umano che si forgia sui traumi e le cognizioni acquisite, si  modella rispetto alle sollecitazioni esterne. Quelle increspature simboleggiano dunque le nostre angosce esistenziali, quelle che lasciano solchi profondi nel nostro spirito ma anche sui nostri volti di uomini, e allora le lenzuola di Carlo Improta divengono quasi nostra seconda pelle.

Domenico  Rai ,  giornalista - scrittore

 

 

         

                                                               

 

                                                                                                                                                                                    

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